1.2

Dinamiche demografiche

Dinamiche demografiche

Passando alle dinamiche demografiche, di particolare interesse è l’analisi di alcuni indicatori strutturali relativi a particolari classi di età della popolazione [Tav. 1.1.2].

L’indice di vecchiaia è una misura sintetica del rapporto tra la popolazione in età passiva anziana (popolazione oltre i 65 anni) e quella sempre passiva ma giovane (popolazione di età 0-14). Roma nel 2016 registra un valore superiore a 160, in crescita rispetto al 2004 (156,2). Valori oltre 200 si hanno nei Municipi 1 e 8, mentre l’unico con popolazione giovane superiore a quella anziana (valore sotto a 100) è il Municipio 6.

L’indice di dipendenza economica è una misura sintetica del rapporto tra la popolazione in età passiva (popolazione di età 0-14 anni + popolazione oltre i 65 anni) e quella in età attiva (popolazione dai 15 ai 64 anni).

Al 31 dicembre 2015, il suo valore a Roma è pari a 54,6, a fronte del 48,9 del 2004; cinque abitanti in più in età passiva sono quindi sostenuti economicamente da cento abitanti in età attiva. All’interno dei 15 municipi di Roma Capitale, i valori più elevati si registrano nei Municipi 8 e 12 (oltre 60), mentre si collocano in fondo all’elenco i Municipi 1 e 6, ma per motivi opposti: alta percentuale di anziani per il primo e alta percentuale di giovani fino a 14 anni per il secondo.

Questa informazione, insieme a quella sull’indice di vecchiaia, è completata dall’indicatore anziani per bambino (anziani sopra i 65 anni/bambini fino a 6 anni), che è molto superiore nei municipi in cui vi è un minor numero di bambini e/o un maggior numero di anziani (Municipi 1, 2, 8 e 12, con valori pari o superiori a 5). Su Roma, il valore medio è pari a 4,1, in leggero aumento rispetto a dieci anni prima (3,8). Nel 2015, l’indice di ricambio (rapporto base 100 tra popolazione tra i 60 e i 64 anni e la popolazione tra i 15 ed i 19 anni) è di 133,9, indicando come lo squilibrio tra le classi influenzi anche il mercato del lavoro, dove per 100 persone che entrano potenzialmente nell’età attiva ve ne sono quasi 140 che, almeno con i vecchi parametri, avrebbero potuto iniziare il periodo di quiescenza. Rispetto a dieci anni prima, diversamente dagli altri indicatori presi in esame, si registra un miglioramento, con le classi di età più giovani che comunque crescono ad un ritmo inferiore rispetto a quelle anziane, ma non come nel passato.