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Referto della Corte dei Conti sugli organismi partecipati

Con il referto su “Gli organismi partecipati degli enti territoriali”  (contenuta nella deliberazione della sez. autonomie 30 settembre 2016, n. 27), la Sezione delle autonomie della Corte prosegue nell’impegno di analizzare un fenomeno che, nella sua ampiezza, presenta indubbi profili di criticità.  Nella relazione sono esaminati i risultati delle gestioni delle partecipate pubbliche, in rapporto con i flussi finanziari (entrate e spese) intercorrenti con gli enti territoriali, anche allo scopo di verificare l’impatto delle esternalizzazioni dei servizi sugli equilibri di bilancio degli enti. Alle Sezioni regionali di controllo della Corte compete – come confermato anche dal recente d.lgs. n. 175/2016, di riordino della disciplina in materia di partecipazioni societarie delle amministrazioni pubbliche – di monitorare il percorso di razionalizzazione delle partecipazioni e di vigilare sull’effettivo completamento delle procedure di dismissione e/o liquidazione. 

Secondo la relazione  su 22.342 affidamenti censiti dai magistrati contabili solo 469 (circa il 2%) sono nati da una gara: quelle rivolte a imprese terze sono state 150 (sotto lo 0,7%), mentre negli altri 319 casi si tratta di affidamenti a società mista con gara a doppio oggetto.
Nelle 4.217 società di cui la Corte ha esaminato i bilanci si cumulano 83,3 miliardi di debiti, a fronte di 38,6 miliardi di crediti e di 64 miliardi di patrimonio. Sugli 83,3 miliardi di debiti, circa "un quarto è attribuibile, in sostanza, alle partecipazioni totalitarie, ma il numero - precisa la Corte dei Conti - è calcolato in difetto, per la carenza di dati di importanti organismi".

In 1.279 organismi partecipati dagli enti territoriali, di cui 776 società, vi è un numero di dipendenti inferiore a quello degli amministratori. La gestione finanziaria degli organismi partecipati degli enti territoriali "dimostra una netta prevalenza dei debiti sui crediti".
Inoltre negli organismi a partecipazione totalitaria, la Corte dei Conti nota "l'elevata incidenza" del costo del personale sul costo della produzione, pari al 31,48%, laddove il dato complessivo medio è del 23,06%. "Pur considerando la presenza di un più intenso impiego di forza lavoro nei servizi pubblici di interesse generale - rileva la Corte dei conti - si può ipotizzare che i valori più elevati riscontrati nelle partecipate pubbliche al 100% possano essere indicativi della scarsa efficacia delle politiche di contenimento del costo del lavoro".

E proprio mentre il Governo ha adottato il nuovo Testo Unico in materia di società partecipate (decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175) provando a tagliare almeno una parte delle 7.181 aziende pubbliche locali, la Corte dei conti fotografa lo stato di queste ultime. I magistrati contabili sono infatti periodicamente chiamati a monitorare oltre a spese, sprechi e costi, i piani di razionalizzazione di ciascuna amministrazione locale, a cominciare proprio dallo sfoltimento delle “partecipate”, già previsto (con modalità del tutto inefficienti) dalla Legge di Stabilità 2015. A questo riguardo la Corte dei conti afferma: “Gli esiti delle istruttorie svolte evidenziano diffusi comportamenti di disapplicazione della normativa, soprattutto per la difficoltà degli enti di esercitare compiutamente i poteri di indirizzo e di controllo nei confronti delle proprie partecipate ». Gli enti locali non dispongono neppure della “completa mappatura” delle società possedute. La Corte dei conti parla infatti di «rappresentazione lacunosa e parziale delle partecipazioni possedute, che ha impedito in molti casi di intraprendere le necessarie azioni correttive”.

Ora il decreto attuativo della Riforma Madia in materia di partecipate (decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175) prova a dare una stretta più forte: gli enti territoriali avranno sei mesi di tempo per fare una ricognizione seria delle società possedute e un anno per liquidare quelle non necessarie che non rispettano le regole.